Crollano le nascite in Italia, bollino rosso nel 2023: l'allarme dell'Istat
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Direttore: Alessandro Plateroti

Crollano le nascite in Italia, bollino rosso nel 2023: l’allarme dell’Istat

Mamma che abbraccia neonato

Istat segnala un nuovo record negativo di nascite in Italia nel 2023, mentre il 2024 potrebbe segnare un ulteriore peggioramento.

L’Italia continua a segnare record negativi per quanto riguarda le nascite. Il 2023 ha fatto registrare solo 379.890 nascite, il dato più basso mai visto,

Ma le previsioni per il 2024, come riportato da Fanpage.it, indicano che il trend potrebbe ulteriormente peggiorare.

piedi di un neonato abbandonato nella carrozzina

Nascite in Italia: un calo costante che dura da anni

La crisi demografica italiana non è certo una novità, ma le cifre di questi ultimi anni sono molto preoccupanti. Rispetto al 2008, anno in cui si registrò un picco positivo, l’Italia ha visto nascere circa 200.000 bambini in meno.

Il tasso di fecondità è sceso a 1,20 figli nel 2023, in lieve calo rispetto al 2022 (1,24). Nonostante un leggerissimo rialzo a 1,21 nei primi mesi del 2024, il numero di nascite continua a calare.

La diminuzione delle nascite non riguarda solo i secondi figli, ma colpisce anche i primogeniti. Nel 2023 sono stati registrati 186.613 primogeniti, con una riduzione del 3,1% rispetto al 2022.

Questo dato è particolarmente significativo perché dimostra come, per molte coppie, la difficoltà non sia solo fare il secondo figlio, ma persino avere il primo.

Tradizionalmente, la popolazione straniera in Italia aveva contribuito a mantenere più alti i tassi di fecondità. Tuttavia, negli ultimi anni anche questo gruppo ha visto una contrazione delle nascite.

Nel 2023, le coppie in cui almeno uno dei genitori era straniero hanno registrato un calo dell’1,5% rispetto all’anno precedente, per un totale di 80.942 nati.

Le cause e i possibili rimedi

Le cause di questo declino sono complesse, ma tra le principali ci sono l’allungamento dei tempi di formazione delle coppie e la precarietà lavorativa.

Nonché a seguire l’accesso difficile al mercato immobiliare, e in alcuni casi la scelta consapevole di rinviare o rinunciare alla genitorialità.

L’Istat sottolinea che un fattore cruciale è il cambiamento nella composizione della popolazione femminile in età fertile. Le donne nate durante il baby boom degli anni ’60 hanno ormai superato i 50 anni.

Mentre quelle che oggi sono in età fertile sono numericamente meno e sono nate in un periodo in cui i tassi di natalità erano già in calo.

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ultimo aggiornamento: 21 Ottobre 2024 18:44

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